Dopo (compressore – equalizzatore)
L’equalizzatore posto dopo il circuito di compressione è utile quando la filosofia di mixaggio è quella di creare in primis il corretto bilanciamento dinamico di ogni strumento ripreso e/o registrato, per poi correggere tonalmente tutte le imperfezioni tonali risultanti sia dal suono naturale che passa senza essere compresso (vedremo meglio questo quando parleremo di compressori), sia il livello tonale alterato dal fattore di compressione, distorsioni comprese. Ed in questo caso la compressione lavora sulla tonalità di risposta naturale all’ingresso. E questo può essere molto utile se l’obbiettivo è quello di lasciare il più naturale possibile la dinamica dello strumento da processare.
Ad esempio comprimendo è facile portare in risalto armoniche e risonanze (se eseguita una successiva procedura di ripristino del guadagno, come analizzaremo meglio in argomenti dedicati), attraverso l’equalizzatore è poi possibile attenuarle o accentuarle tonalmente, in correzione o creativamente, mentre ad esempio in considerazione delle armoniche ad alta frequenza, se non accentuate tramite compressore, può essere necessario amplificare la banda in alta frequenza tramite equalizzatore con un guadagno molto più elevato, e questo porterebbe soprattutto in ambito analogico ad un rumore di fondo maggiore, problemi di fase e probabilmente se il potenziometro non è di qualità anche ad aggiungere sempre più valori di distorsione.
Per un mix stereo la compressione eccessiva può portare ad una riduzione dell’estensione stereofonica, e questa può essere nuovamente bilanciata ad esempio attraverso un processo di equalizzazione M-S. (vedremo le varie tecniche di equalizzazione e compressione degli strumenti musicali e mix, in altre argomentazioni).
Quindi posizionare l’equalizzatore dopo il compressore aiuta a correggere i problemi dovuti dalla compressione o in sostegno ad essa. E’ quindi di fondamentale importanza tarare ottimamente il compressore per dover utilizzare l’equalizzatore il meno possibile come correttore, ma più invece come modellatore del timbro sonoro ricercato.
In aiuto al processo di compressione può esserci l’attivazione dei filtri che spesso accompagnano questi processori come parametri di controllo attivabili (fig. 12) cosi da limitare il processamento solo alla banda di frequenze interessata e lasciare cosi libero il restante per il solo processamento tonale, ma anche in questo caso i filtri soprattutto se analogici non sono di grande qualità e portano maggiori sfasamenti e distorsioni sul segnale audio.
Fig. 12
Dalla figura 12 si nota come è possibile scegliere la frequenza di taglio o di giro o centrale in base al tipo di filtro selezionato tra quelli disponibili (generalmente passa basso, passa alto, low shelving, high shelving, parametrico) e con la possibilità di variarne la pendenza (Slope/Q), questo è un esempio di processore Software ma le stesse funzioni, anzi spesso più limitate sono ritrovabili anche nei processori Analogici.
n.b. C’è da dire anche che con questo metodo il range di equalizzazione si riduce di molto soprattutto per compressioni Upward, nel senso che si comprime il segnale e poi lo si porta al livello del segnale in input al processore per pareggiare la percezione dei picchi o più (vedremo meglio questo quando parleremo di compressori). Si riduce perchè tanto più si comprime e si da guadagno e tanto più tutte le frequenze si avvicinano ad un livello massimo prima della distorsione (e quindi ne si riduce la dinamica), per cui se si ha poi bisogno di accentuare determinate frequenze in modo più deciso e di valore rispetto ad altre, questo risulta a volte impossibile, causa distorsione con pochi dB in più di guadagno. Per cui in questo caso è meglio lavorare come vedremo in altre argomentazioni, con tecniche di sottrazione, quindi far risaltare frequenze non amplificandole ma attenuandone altre (è un gioco di livello psicoacustico). Se utilizzo filtri di compressione, questo si riduce in considerazione della banda compressa.
Prima (equalizzatore – compressore)
Posizionando invece l’equalizzatore prima del compressore, è possibile livellare a livello tonale il segnale audio nella sua dinamica, un processamento simile a quello dei moderni equalizzatori dinamici.
Questo ad esempio può essere molto utile per ridurre eventuali risonanze e buchi, di segnale non voluti causati da una scarsa ripresa microfonica, dettati anche da un’acustica ambientale povera, da uno strumento ripreso mal accordato e mal suonato, e da tutti i fattori degradanti della catena audio fino all’equalizzatore. Un eccessivo Boost di equalizzazione, oppure far risaltare armoniche perse derivate da un eccessivo Cut di equalizzazione.
Avere un segnale tonalmente già ottimizzato permette di avere una compressione più precisa rispetto a quella di mettere l’equalizzatore dopo, in quanto che in quel caso la compressione lavora sulla tonalità del segnale audio in ingresso (che generalmente è timbricamente molto varia, dinamica e con trasparenze dipendente dal microfono, pre-amplificatore microfonico o segnale di linea in ingresso), mentre se tonalmente già bilanciato è possibile lavorare dinamicamente sul preciso tono ricercato.
In utilizzo dei filtri di compressione, il discorso è lo stesso visto precedentemente, ed in questo caso si limita la banda di compressione dopo averla equalizzata, potendo se pur a grandi linee, poter comprimere solo la banda di frequenze desiderata, cosi da non far dipendere quella eventualmente troppo alterata in Boost o Cut dall’equalizzatore, sempre che non ricada nella banda utile alla fase di compressione, ed anche per questo in questo tipo di configurazione è molto importante lavorare bene con l’equalizzatore in modo che il segnale che va al compressore non sia fuori fuoco ma tonalmente bilanciato, altrimenti si rischia di avere delle compressioni non volute e difficilmente gestibili, ad esempio per eccessiva enfatizzazione delle basse frequenze, il compressore secondo un certo tipo di taratura potrebbe lavorare in compressione solo su quella banda (in pratica l’equalizzatore si comporta da filtro primario), mentre magari si vorrebbe lavorare su di una più ampia banda di frequenze, o ancora è necessario abbassare di molto il valore Threshold di prelievo del segnale al compressore per poter arrivare a comprimere anche la banda di frequenze desiderata, ma in questo caso si lavorerebbe comunque anche sulla parte tonale con livello più alto, e quindi non ci si focalizza sulla banda di frequenze desiderata, ed in aiuto se pur limitati vengono i filtri di compressione.
Considerazioni
In definitiva è bene posizionare l’equalizzatore dopo il compressore quando si ha un compressore di scarsa linearità nella risposta in frequenza cosi da bilanciarla ottimamente prima degli stadi di processamento successivi, ma anche per controllare il tono alterato dal compressore o aiutarne la sua espressione. Lavora bene in caso di compressioni pesanti ed estreme, in modo da avere sempre sotto controllo le variazioni tonali prima dell’invio del segnale audio ai successivi stadi. Il compressore quindi prima dell’equalizzatore è utile soprattutto quando il segnale di ingresso è dinamicamente molto vario nel tempo (come gli strumenti percussivi e voci) e si necessità di fare una prima correzione prima di procedere alla fase di equalizzazione, questo perchè equalizzando un segnale dinamicamente molto vario a meno che non sia voluta questa trasparenza, rende l’equalizzazione anch’essa varia e quindi non si riesce mai ad avere un tono ben definito e ricercato nel tempo.
E’ bene posizionare l’equalizzatore prima del compressore quando l’equalizzatore ha uno scarso livello dinamico cosi da ottimizzare la sua dinamica prima degli stadi di processamento successivi, ma anche quando si vuole lavorare dinamicamente con precisione sul tono ricercato e di conseguenza è necessario un segnale di ingresso dinamicamente stabile nel tempo (come ad esempio strumenti a corde, ad aria, pianoforte), per poi una volta equalizzato a piacimento è possibile lavorare sulla dinamica ricercata.
Se poi si ha la possibilità la soluzione migliore è quella di avere un processore multibanda (ancor meglio un equalizzatore dinamico, ma questo come detto in questa prima serie di articoli lo si trova esclusivamente in dominio Digitale/Software), il quale se utilizzato in maniera corretta, può fungere da compressore/expander ed equalizzatore nello stesso momento, riducendo rumori ed alterazioni senza l’utilizzo di hardware o software in più, svolgendo un azione parallela permette di avere a seconda delle impostazioni date ai filtri e parametri di controllo dinamico, le stesse proprietà di processamento che si avrebbero collegando prima o dopo uno dei due processi.
L’equalizzatore dinamico utile quando è necessario sia lavorare dinamicamente sul segnale audio che equalizzarlo, con i vantaggi che ne derivano anche come già visto dal punto di vista del lavorare solo quando serve, è senza dubbio come detto la migliore soluzione che integra le peculiarità sia dell’equalizzatore posto prima del compressore che dopo. Non chè permette di non utilizzare i filtri di compressione in quanto dipendente dai filtri di equalizzazione, garantendo quindi un migliore accoppiamento di fase tra equalizzatore e compressore, oltre che meno rumori di fondo e distorsioni varie, soprattutto in relazione ad un collegamento analogico ancor più a livello Outboard tra i due processori.
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