Molto spesso ancora oggi soprattutto per il collegamento dei microfoni ai pre-amplificatori microfonici si preferisce utilizzare circuiterie passive in quanto i microfoni presentano quasi tutti un trasformatore nel loro stadio di uscita contro le sovracorrenti indotte e che a livello di impedenza si interfaccia meglio con pre-amplificatori che abbiano un impedenza di ingresso di almeno 1 : 10 facilmente raggiungibile dai trasformatori. La bilanciatura attiva è invece molto più diffusa nei circuiti di linea ( esempio main out dei mixer audio e input dei finali di potenza ) in cui la tensione è molto più elevata rispetto a quella microfonica ed in cui è più semplice gestire anche le varie interferenze.

Ad oggi grazie alla continua evoluzione di questo tipo di circuiteria attiva, le cosiddette “servobilanciature“, si possono trovare comunque alcuni modelli con bilanciature attive sia in ingresso ( microfonico – linea ) che in uscita ( microfonica – linea ).

Le prime bilanciature attive erano realizzate attraverso semiconduttori di tipo Transistor, quali BJT / JFET per le uscite e gli ingressi microfonici e di linea, cercando di mantenere un rapporto di impedenza ottimale, per non creare troppa resistenza sul segnale con la conseguente crescita del rumore.

Ad oggi, grazie alla miniaturizzazione, stanno prendendo sempre più piede i sistemi a Circuito Integrato ( C.I. ), quindi piccolissimi hardware contenenti migliaia di questi transistor. Tali circuiti sono molto diffusi come definito prima per realizzare apparecchiature con ingressi e uscite completamente attive, non chè in pieno dominio digitale. Avendo potenzialità di calcolo molto elevate ed efficienze attorno al 100 %, consentono a livello di bilanciatura di effettuare un processo completamente trasparente, quindi minimi rumori di fondo e distorsione dell’onda e a livello di segnale, possono essere sfruttati come convertitori A/D o D/A per un utilizzo dello stesso in dominio digitale, oltre ad un ingombro ed un peso molto più riduttivo.

Di seguito, vediamo alcune immagini ( puramente indicative ) che rappresentano in termini qualitativi la differenza tra bilanciature passive e attive.

fig.1 a fig. 2 b

fig. 3 c fig. 4 d

In figura 1 abbiamo una forma d’onda sinusoidale che faremo passare attraverso le varie tipologie di bilanciatura viste.

In figura 2 abbiamo il segnale in uscita da una bilanciatura passiva.

In figura 3 abbiamo il segnale in uscita da una bilanciatura attiva con amplificatori BJT.

In figura 4 abbiamo il segnale in uscita da una bilanciatura a circuiti integrati.

E’ chiaro come una bilanciatura attiva sia nettamente superiore come qualità a quella passiva.

Va detto inoltre che le bilanciature attive richiedono da uno a due amplificatori ( si vedrà poi in che modo in altre argomentazioni ). Considerando i circuiti integrati essendo composti da milioni di questi transistor, si potrebbe dedurre che con un unico circuito, si riescano ad effettuare milioni di bilanciature, più che necessarie a coprire anche il più grande mixer audio del mondo. In realtà, un circuito, viene utilizzato per un ingresso questo per sfruttare a pieno tutte le potenzialità di tali prodotti, soprattutto se dev’essere utilizzato anche come convertitore, oltre al fatto che risulterebbe ancora abbastanza difficile ad esempio, connettere decine di cavetti bilanciati a questo piccolo hardware di pochi mm di diametro.

Questo tipo di circuiti, come poi si vedrà e soprattutto il primo ( a singolo amplificatore ), soffrono delle sovratensioni di ingresso e/o retro azionate verso il circuito di uscita, tale per cui è consigliato prima di accendere un qualsiasi tipo di amplificatore con bilanciamento attivo del segnale, di attivare nel qual caso se ne renda utile la phantom di alimentazione cosi che non venga indotto un sovraccarico, invece trascurabile se non a lungo termine in quelli passivi. Vi sono comunque circuiti di compensazione come protezione, ma più questi circuiti sono sofisticati e tanto meno qualitativo sarà il suono finale, anche a valori di tensione nominali e soprattutto alle alte frequenze, mentre in opposto ( circuiti troppo semplici ), si rischierà di bruciare facilmente l’amplificatore.

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